Le toccanti parole di Denise Sgrò, giocatrice dello Sporting Lokri dopo il ritiro della squadra dal Campionato. Ecco lo sfogo della giocatrice sul sul profilo Facebook:
È difficile parlarne, è difficile farlo questa volta ed è ancor più difficile comprenderlo.
Saluto questa maglia, nonostante sia ancora solo dicembre, infilandola nel cassetto speciale, talmente colmo ormai che oppone resistenza a chiudersi, quasi a comunicarmi che non sarebbe ancora il mese giusto, o solito, per farlo.
Questa volta lo faccio per l’ultima volta.
Lo tengo caro quel cassetto lì e quasi inaccessibile, perché potrebbe raccontare tanto, forse troppo.
Potrebbe raccontare dei miei primi calci sul parquet, della frenesia della prima amichevole e della spensieratezza dei primi campionati.
Potrebbe raccontare della Cantera, mia, amata e indelebile e di quel Montecatini, esilarante e ameno.
Di quella partita sotto la neve, irreale e suggestiva.
Delle difficoltà, di quando la palla pesava il doppio e la porta si dimezzava.
Potrebbe raccontare della serie A, vissuta e gioita dagli spalti.
E di quella SERIE A, arrivata d’estate come tutte le cose belle.
Dura, ma bella.
Insidiosa, ma bella.
E di quella squadra, chiusa a pigna, che è arrivata dove nessuno credeva potesse arrivare.
Poi potrebbe raccontare ciò che non vorrebbe raccontare.
Del primo buio dicembre, cabalato e adultero, e dell’utopico e scenico 10 gennaio.
Potrebbe narrare, con rabbia e delusione, della costrizione a dover lasciare quella casa per la prima volta, a cercare mura e parquet familiare lontano da lì.
E trovarli, viverli e amarli.
Poi potrebbe riavvolgere il nastro e raccontarlo di nuovo, raccontare di nuovo di una ‘casa’ che viene chiusa e nastrata, di maglie sporche che scaricano magazzini e spogliatoi per caricare bauli e cofani posteriori.
Di maglie, e di persone, piene zuppe di pressione e pensieri, che una volta spolverate vengono portate a vincere.
A lottare.
A soffrire.
A resistere.
Ad assorbire.
Fino alla fine.
Maglie, e persone, belle e indimenticabili.
Allora Grazie a quelle maglie,
a chi si è sentito parte dei racconti del mio cassetto,
a chi ha sudato con questa maglia e per questa maglia,
a chi lo ha reso possibile negli anni,
a chi questa maglia l’ha amata,
come l’ho amata io o anche meno.
Grazie,
perché oggi è arrivato il momento di chiuderlo questo cassetto e aprirne un altro, da riempire di altra passione e di sogni.
Perché il motto è sempre quello: sorriso, cuore, sogno. In campo, e soprattutto fuori.
Domenico Tripodi